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Jobs Act: ecco lo smart working. Rivoluzione partite Iva

Jobs act. Si completa la riforma del lavoro. Novità importanti soprattutto per i professionisti. Una rivoluzione che mira a tutelare la categoria. Quasi sempre fuori dalle riforme del lavoro. Tanti gli aspetti positivi per la riforma che è già approdata alla camera ed attende il disco verde dal senato. Dalla maternità agli infortuni, dalle spese deducibili per la formazione alle malattie fino ad arrivare all’accesso ai piani regionali e nazionali sui fondi europei. Introdotto anche una forma di smart working per i contratti subordinati. Oltre alle agevolazioni, delle buone notizie per tutti i lavoratori.

Nuovo Jobs Act: prime novità per collaboratori e ricercatori

In questi giorni si sta approvando un Ddl di 22 articoli che completa la riforma del lavoro avviata dal governo Renzi col Jobs Act (Dlgs 81 del 2015). Novità assoluta è la disciplina dello smart working che non è un nuovo contratto ma una forma differente del lavoro subordinato. Più attenzione quindi alla tecnologia come già accennato con il piano Industria 4.0.

Altra novità importante riguarda l’indennità di disoccupazione. Essa viene estesa a collaboratori a progetto, assegnisti e dottorandi con borsa di studio. Inoltre per queste categorie vengono estese le tutele per malattia e maternità.

Importante innovazione è l’accordo che l’azienda dovrà sottoscrivere col lavoratore per il cosiddetto diritto alla disconnesione. Si dovranno quindi contrattualizzare i tempi di riposo.

Partite Iva: una rivoluzione

La novità sostanziale riguarda oltre due milioni di Partite Iva. Nel caso di malattia, infortunio e gravidanza, se si svolge attività continuativa, non si può estinguere il rapporto ma può essere sospeso. Per la maternità, col consenso del committente, la donna potrà farsi affiancare da una professionista di fiducia con le stesse skills professionali. Nel caso in cui ci siano malattie gravi, è previsto che si possano sospendere il versamento dei contributi per due anni.

Punto importante della riforma riguarda i rimborsi spese per l’esecuzione dell’incarico per conto del committente. Tali spese non vanno a formare il reddito del professionista.

 

Insomma una serie di novità che andranno a sostenere l’occupazione in un periodo in cui, ancora, non si intravede l’uscita dal tunnel.

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