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Perchè la Brexit è un opportunità per l’Europa?

BREXITIn questi giorni, dopo il voto del 23 giugno che ha sancito la vittoria del “Leave” britannico dall’Unione Europea, in tanti si chiedono se questo è l’inizio della fine dell’Europa o semplicemente un’opportunità da cogliere. Io mi schiero a favore degli eurottimisti, ovvero quella categoria di europei che, nonostante la consapevolezza che qualcosa vada cambiata nell’Unione Europea, è fiduciosa che in periodo medio lungo, si possa creare una comunità economica forte e con un grande senso dell’appartenenza.
La questione Brexit va analizza secondo alcune considerazioni importanti. La prima è che la Gran Bretagna, storicamente, è sempre stata euroscettica. Il suo mancato ingresso nella moneta unica e le continue resistenze sulla cessione della sovranità europea in materia, per esempio, di bilancio l’hanno sempre posta in una posizione ibrida rispetto a nazioni tipo Francia, Italia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Olanda (che sono i paesi fondatori della CEE ndr). Questo non significa che un’integrazione non fosse possibile ma che semplicemente nel dna dei popoli anglosassoni non scorre la vocazione europeista che furono di Adenauer, di Charles de Gaulle o di De Gasperi. Questo euroscetticismo ha fatto si che la Gran Bretagna capitalizzasse i  vantaggi dall’adesione all’unione europea (per esempio del mercato unico, esportando beni e servizi senza pagare dazio all’UE) conservando la propria sovranità, per esempio sulla politica monetaria.
Altra considerazione importante è che non tutte le popolazioni britanniche sono euroscettiche quindi, se fosse confermato un referendum per l’indipendenza del Galles o della Scozia, con conseguente adesione all’Unione Europea, dei paesi anglosassoni, resterebbe in Europa solo la parte convinta è costruttiva verso una comunità di intenti che fu dei padri fondatori della CEE. Tutto il processo di integrazione ne trarrebbe giovamento. Ultima considerazione è legata alla costruzione di un Europa migliore. L’uscita della Gran Bretagna sulla scorta degli estremismi nazionalistici, è un segnale che qualcosa nell’UE non funzioni. Non si tratta solamente di identità ma anche di politica estera e interna. Sul fronte della politica estera, con l’uscita della Gran Bretagna si ha la possibilità, finalmente, di poter avere unapolitica estera comune. Senza posizioni diverse e capovolgimenti di fronte tra una nazione e l’altra. Questo darebbe maggiore forza alle azioni ed alle opinioni verso le problematiche mondiali. L’Ue forte di una posizione, finalmente comune, potrebbe far sentire maggiormente la propria voce. Altro elemento verso la creazione di un Europa migliore è la politica interna. L’esempio della Gran Bretagna ci dimostra che se ci fossero altri “exit” quelle popolazioni, nel medio periodo subirebbero svalutazioni e alte spinte inflazionistiche. Questo sconsiglierà ulteriori fughe ma, tuttavia, la politica interna europea deve cambiare. L’austerità in periodi di recessione, tanto cara alla Germania, va bene in quelle nazioni dove il sistema economico è solido ma, in nazioni deboli, tipo l’Italia, Grecia ma anche in Francia (per non parlare degli ultimi ingressi ex filorussi ndr), crea povertà, disparità e disoccupazione. In questo senso l’Europa deve attuare politiche monetarie, economiche e sociali volte a favorire la crescita di tutte le nazioni dell’unione. Solo così la lezione della Brexit sarà davvero un’opportunità per l’Europa.

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Writer, Finance, Creative.

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