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Trump, finita la luna di miele: sulla politica estera inizia a traballare!

Trump. Il presidente americano, incassa due batoste nel giro di pochi giorni è costretto a far marcia indietro su un punto importante della sua campagna elettorale: la politica estera.

Il candidato repubblicano spavaldo, con ogni probabilità ha capito che deve ridimensionare la sua indole da “spadaccino”. Sul blocco degli immigrati islamici ha dovuto subire un duro stop dalla corte suprema. Sulla Cina ha dovuto annunciare che “esiste una sola Cina”. Ma andiamo per gradi.

Trump ammette: esiste una sola Cina

La prima umiliazione, se così la possiamo chiamare, in politica estera, arriva proprio dalla Cina A seguito di una lunga telefonata al presidente cinese Xi Jinping, Trump ha dovuto riconoscere dell’esistenza di una “sola Cina”. Nel comunicato ufficiale della casa bianca, in virgolettato si legge un “su sua richiesta”. Questo fa intendere che suo malgrado Trump deve ammettere che ha sbagliato nel chiamare la presidente del Taiwan che ha scatenato le ire cinesi.

Detto in parole povere gli è stato detto: “fai quello che vuoi ma sui territori cinesi esiste un’unica voce”. Suo malgrado Trump ha dovuto, ufficialmente, comunicare questa tesi.

Troppi gli interessi di produttori americani in Cina. Soprattutto nel settore Hi Tech. Questo ha fatto capire al presidente americano che doveva fare un passo indietro. Una magra figura per il presidente della prima potenza mondiale.

Rifugiati, la corte d’appello blocca il “Muslim Act”

Muslim Act. Il tanto tormentato quanto controverso bando sull’immigrazione è sospeso. La Corte d’Appello di San Francisco non ci sta a farsi mettere i piedi dal presidente americano ed infligge una pesante sconfitta a Donald Trump. Ora resta la Corte Suprema.

Il presidente americano ha commentato con “ci vediamo in tribunale”. Ma la delusione resta tanta, anzi tantissima.

I giudici federali hanno motivato il provvedimento che vieta l’ingresso in America da sette stati musulmani, affermando che non sussistono problemi di sicurezza nazionale alla luce anche dei controlli stringenti alle frontiere. Tra l’altro si decideva sulla decisione di motivare la sospensione. Quest’ultima è stata confermata in quanto la corte non poteva giudicare l’incostituzionalità del bando.

La battaglia continuerà. Ma anche qui Trump, almeno per il momento, deve fare un passo indietro!

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