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Europei o europeisti? Il silenzio italiano e il Rinascimento di Macron

Europei o europeisti? Sulle pagine web di Zen Economy, oggi vogliamo parlare di Europa. Lo spirito del nostro giornale online, è sempre stato quello di creare e diffondere concetti di economia del miglioramento (Zen in giapponese significa, appunto, migliorare). In un contesto politico incerto, come quello europeo, il contributo che si può dare in maniera asettica, è quello di sviscerare il tema dalle sue fondamenta. Oggi, infatti, parlare di Europa è quasi un tabù. Ormai è uso comune, o forse una moda, prendersela con l’Euro o, meglio ancora, con il Parlamento Europeo. Uno scudo. Tuttavia, il senso di queste poche righe è quello di seminare una coscienza europeista che sappia analizzare la situazione attuale e far nascere il comune sentimento che l’Europa possa essere migliorata. Come? Attraverso uno spirito critico ma europeista.

Europei o europeisti?

Ci sentiamo più europei o più europeisti? È questo il tema di queste poche righe. Il concetto è semplice ma allo stesso tempo profondo. Tutti noi siamo europei dalla nascita. Pertanto, l’essere nati in uno degli stati membri dell’Unione Europea, ci assegna di diritto la cittadinanza europea. Per questo, grazie al trattato di Schengen, possiamo per esempio circolare liberamente, mostrando il documento di identità da una nazione all’altra.

Non è sempre stato così. Lo sanno bene i padri fondatori dell’Unione Europea. Stiamo parlando di Konrad Adenauer (Germania), Joseph Bech (Lussemburgo), Johan Willem Bayen(Germania), Winston Churchill (Gran Bretagna), Alcide De Gasperi (Italia),Walter Hallestein (Germania), Sicco Mansholt (Olanda), Jean Monnet (Francia),Robert Schumann (Francia), Paul Henri Spaak (Belga), Altiero Spinelli (Italia). Loro erano europeisti. Ovvero coloro che credevano in una ideologia di stampo europeo: integrazione tra i popoli europei, libera circolazione, politiche agricole comuni, politica estera comune, moneta comune, ecc.

L’Europa è stata fondata su principi europeisti.  Se qualcosa deve essere cambiata, tutto passa attraverso un’azione di stampo europeista. Spesso si è soliti puntare il dito contro la Germania e la Francia. Nel sentir comune decidono le sorti del vecchio continente. In parte è vero ma siamo sicuri che sia solo colpa loro?

Europeisti in Italia: da Tajani al manifesto di Calenda “Siamo Europei”

La domanda è: l’Italia ha una vocazione europeista? Dobbiamo scomodare Alcide De Gasperi per affermare questo. Negli anni ’50 lo statista italiano, lavorò a braccetto con Schumann (Francia) e Adenauer (Germania. Essi diedero vita alla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. 

La nostra “patria Europa”


Emblematico il suo discorso del 1954 in seno all’Assemblea della CECA. In esso, lo statista stesso parlava della “Nostra Patria Europa”. Abbiamo scomodato De Gasperi per affermare che l’Italia ha una vocazione europeista. Essa è a pieno titolo tra i fondatori dell’Europa. La nostra nazione con tutti gli altri cittadini europei per poterla migliorare. Del resto a capo di due istituzioni europee ci sono Mario Draghi (BCE) e Antonio Tajani (Commissione Europea).

Si può essere quindi europei, ma anche europeisti. Il prossimo maggio, pertanto, c’è una scadenza importante. C’è il rinnovamento del Parlamento Europeo. Tutti i cittadini europei sono chiamati a votare per il rinnovo di questo importante organo “politico” europeo.

Elezioni europee, approcci europeisti a confronto

Ci sono diversi approcci a queste elezioni. Ci sono statisti che scrivono lettere a tutti i cittadini europei (il Presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron) e italiani che scrivono manifesti per l’Europa. Quest’ultimo scritto dall’ex ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda. Mentre il primo approccio è un modo per rivolgersi a tutti gli europei per “trasformare la rabbia in soluzioni”, il secondo è un minestrone di buone intenzioni. Lo scopo è tenere insieme tutto il centrosinistra alle elezioni europee. Mentre il primo traccia delle linee guida per poter migliorare l’Unione Europea, il secondo, non è riuscito nemmeno nell’intento di creare un listone europeo. 

Approccio italiano: è la strada giusta?

Da questo piccolo esempio, si comprende che l’approccio italiano è un misto tra un minestrone sciapo e un silenzioso tumulto interiore che non vedrà mai una proposta unitaria e organizzata. Una proposta che vada nel verso dell’interesse dell’Europa…e quindi di riflesso dell’Italia. Eppure, stando agli ultimi sondaggi,  rischia di avere il gruppo parlamentare europeo più numeroso: la Lega. Ed è un vero peccato che, invece di parlare di migliorare l’Europa, si proponga una crociata per alzare un muro invece di proporre soluzioni.

Il nuovo Rinascimento Europeo

Cosa dice la lettera,che il presidente della Francia, Emmanuel Macron ha rivolto a tutti i cittadini europei? Il titolo della stessa fa già riflettere: “Per un rinascimento Europeo”. Tutti in Italia ricordano bene il rinascimento. A far da traino di quello storico periodo è stata proprio l’Italia. La potenza dell’uso del termine “rinascimento” spiega il tenore della lettera. Una lettera da statista vero. Esso stesso inizia le sue righe con “Cari cittadini d’Europa”. Poteva scrivere europei. Perché non l’ha scritto? Perché il presidente si rivolge a chi è nato in Europa ma anche chi vorrebbe essere europeo quindi agli europeisti. Ed è lo stesso presidente francese che, qualche riga più avanti afferma: “I nazionalisti sbagliano quando pretendono di difendere la nostra identità con il ritiro dall’Europa, perché è la civiltà europea che ci riunisce, ci libera e ci protegge”.  La stessa Europa, che, a detta dello stesso Macron, ha bisogno di fondarsi su tre pilastri: libertà,protezione e progresso. In parole povere si afferma come l’Unione Europea non sia perfetta. E’ possibile migliorarla con il coinvolgimento di tutti coloro i quali credono nel progetto europeo.

Le soluzioni di Macron per il Progetto Europeo

Senza entrare troppo nel dettaglio delle proposte di Macron, proponiamo una sintesi dei contenuti più importanti:

  • Creazione dell’Agenzia Europea per la protezione delle Democrazie: questa istituzione è necessaria per evitare influenze sulle elezioni europee. Esse possono avvenire sia da parte di cyber attacchi, sia da fake news ordite da altre potenze non europee. L’intento è quello di minare l’Unione dalle sue fondamenta;
  • Polizia Comune alle frontiere, Ufficio Europeo dell’asilo e Consiglio Europeo di Sicurezza Interna: la proposta è quella di regolamentare i flussi di migranti tramite enti appositi. E’importante avere un corpo di polizia europeo alle frontiere ed un ufficio europeo che si occupi di asilo politico. Il presidente propone di rivedere il trattato di Schengen (il trattato della libera circolazione delle persone) per proteggere il continente;
  • Giusta Concorrenza e protezione delle aziende europee: oltre alla protezione delle aziende europee, Macron afferma un principio da vero e proprio statista: nei bandi europei, al pari di USA e CINA, devono essere preferite le aziende europee;
  • Clima, Sanità e finanziamenti al progresso scientifico ed industriale: Macron propone di creare un’agenzia del clima che sappia garantire il rispetto delle normative ambientali in tutta l’Europa. Inoltre propone una forza sanitaria europea per controllare i cibi che arrivano sulle nostre tavole. Molto importante è l’innovazione. Si propone, infatti, di far stanziare un budget alle istituzioni europee per poter dare la possibilità ai cittadini ed alle aziende di investire nel progresso. Un budget almeno pari a quello degli Stati Uniti d’America;
  • Conferenza Europea per i Cambiamenti: nella ultima parte della sua lettera il presidente francese propone di istituire una Conferenza Europea per discutere dei cambiamenti necessari per poter migliorare l’Europa;

Un commento finale

Cosa manca all’Italia per proporre contenuti come questi? All’Italia manca una classe dirigente europeista. Una classe dirigente che sappia dare dei contenuti ai problemi italiani ed europei.  Politici che sappiano essere un contraltare agli statisti delle altre nazioni europee. In Italia i nuovi De Gasperi o i Macron ci sono. L’unica differenza rispetto alle altre nazioni d’Europa, è che, questi soggetti non riconoscendosi nella classe dirigente attuale, preferiscono stare nell’ombra. Tuttavia, essi diffondono concetti su internet e sui libri piuttosto che impegnarsi in prima persona. Evitano, così, il rischio di essere travolti da un inutile sentimento anti europeista. Chi ci perde in tutto questo però è l’Italia, l’Europa e tutti i cittadini europei.

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One Comment

  1. Marco Vinci ha detto:

    Le nostre piccole nazioni non possono competere con colossi mondiali come U.S.A., Cina, Russia, India, Brasile. L’Europa è una necessita, più che un’opzione. dovremo ricordarcene.

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