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StartUp: nell’Italia delle idee, manca la “Silicon Valley”

StartUp. Se ne parla spesso, soprattutto negli ultimi anni. Ma cos’è una StartUp? Come si colloca nel mercato italiano? La risposta alla prima domanda è molto semplice, alla secondo occorre qualche riga in più per spiegarlo. Solitamente una StartUp è una nuova organizzazione, spesso in settori altamente tecnologici, di carattere temporaneo, che punta a soluzioni strategiche ripetibili. Spesso questo tipo di società si quotano in borsa e crescono in maniera indefinita. Esempi. possono essere Facebook, Apple, instagram per citarne alcuni. Oggi il nostro portale, che può essere definito anch’esso una startup, parla di un problema che può essere risolto e diventare la “svolta” politica ed economica italiana. Anche se con parecchi decenni di ritardo. 

Le StartUp nel sistema italiano

Rispondere alla seconda domanda non è semplice. La prima legge che parla di questo tipo di società è del 2012, ed è la 179, definito anche “decreto crescita”. Questa legge definisce la StartUp come una impresa innovativa, costituita da non più di 48 mesi, è dopo due anno non ha un risultato di esercizio superiore ai 5 milioni. Essa non distribuisce utili. Poi la legge, che può essere consultata al seguente link, dà altri criteri ma la domanda sembra aver trovato una risposta. Eppure non è ancora chiaro come si collochi sul mercato. Tuttavia quello che è certo è che in Italia è un fenomeno molto recente, mentre in altre parti del mondo sono molto più frequenti. Nel nostro paese esistono incubatori di StartUp, iniziative molto valide (si pensi alla Puglia), ma quello che mancano sono i capitali.

Capitali e “Silicon Valley”, quello che manca all’Italia

La California, è l’esempio lampante di come, piccole idee possano diventare dei grandi successi aziendali. Si pensi alla Apple, alla IBM, alla xerox o a Facebook. Tanti piccoli, grandi esempi che, fanno capire come in altri territori sia più facile fare impresa rispetto ad altri. La motivazione risiede in una motivazione di carattere culturale sia delle persone che si rivolgono ad un territorio, ma anche di carattere strutturale del territorio stesso. In America, si sa, fare impresa è più facile perchè sono i cosiddetti “Business Angel”, investitori professionali che scommettono capitali (a dire il vero grazie anche ad una legislazione che detassa tali tipi di investimenti ndr). Abbiamo quindi un mix perfetto: detassazione investimenti, capitali da investire, cultura imprenditoriale ed un territorio, quello della Silicon Valley che è diventato lo scenario perfetto per far nascere imprese innovative, a crescita indefinita. In Italia, col decreto “crescita” e con gli incentivi per l’industria 4.0 si sono create le basi per seminare questo fermento ma mancano i capitali privati. Del resto lo stato non può sopperire a tutto ma può piantare il seme della cultura imprenditoriale. 

L’esempio di StartUp Italia e la speranza italiana

All’Italia quindi, mancano un mix di strumenti che possano spingere piccole idee a diventare grandi casi di successo. Ma non tutto sembra così nero. La legislazione, seppur recente, sta spingendo il mercato verso una direzione, quella delle StartUp innovative. Banche e investitori si stanno timidamente muovendo grazie ad una detassazione degli investimenti in StartUp innovative pari al 40% del capitale investito. Non esiste una Silicon Valley italiana. O meglio forse a breve esisterà. Uno degli esempi è quello di StartUp italia, un sito che si occupa della galassia di imprese innovative e che, grazie alla sinergia tra Nana Bianca, 4books di Marco Montemagno e appunto il portale StartupItalia.eu., hanno lanciato una raccolta fondi su MamaCrownd, portale specializzato nel coinvolgimento di piccoli investitori per poter finanziare nuove idee. Il risultato della raccoltà? Ben 2.800.000 euro di raccolta per la campagna fondi più partecipata della storia italiana. Ora, secondo il business plan dei fondatori, si creerà a Milano un Academy per StartUp in un grande Up che potrebbe diventare la fucina di molte imprese innovative. Un’iniziativa non nuova ma che, in tali proporzioni, mancava sul panorama italiano. La speranza è che anche in Italia nascano i futuri Steve Jobs, i futuri Zuckemberg o i futuri Bezos…la speranza è l’ultima a morire. E voi che ne pensate?

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Writer, Finance, Creative.

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